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…come Roccia

Il tema della roccia è uno dei più cari nella Bibbia.
Le antiche preghiere dei salmi e tanti cantici dei profeti di Israele ne facevano uno dei simboli privilegiati per parlare di Dio.
Egli infatti è la “roccia” o “rupe” sulla quale trovare sicurezza, riparo, protezione. In una parola: salvezza!

Il fragile bimbo di Betlemme che i cristiani ogni anno festeggiano con esclusiva gioia è nato tra le rocce di una grotta. 
Tra quelle pareti rocciose venne adorato dagli angeli, dai pastori e dai Magi, Colui che ogni popolo e lingua presto avrebbero lodato come il Signore del cielo ed il Salvatore del mondo.
Su un’altra asperità rocciosa, il Golgota, quello stesso bimbo avrebbe un giorno riportato la più grande vittoria che un uomo potesse sperare: quella sul peccato e sulla morte.

“Signore, mia salvezza, mia roccia su cui trovo riparo” è l’acclamazione che ogni uomo di buona volontà pronuncia da duemila anni adorando il bambino deposto nel presepe.

Sulla sponda varesina del Lago Maggiore ad un certo punto si erge improvviso ed imponente il grande costone di roccia sul quale è costruito dal XIII secolo l’eremo di Santa Caterina del Sasso Bàllaro, tanto caro alla nostra gente.
Il suo fondatore, Alberto da Besozzo, trovò salvezza da un terribile naufragio aggrappandosi a quelle rocce e lì cercò da eremita unicamente quel Signore che lo aveva salvato.

Il presepe di quest’anno, ambientato sulla stessa roccia e sullo stesso scenario dell’eremo di Santa Caterina, vuol rilanciare a tutti i visitatori un preciso messaggio di fede: chi adora il neonato bimbo di Betlemme si pone con sicurezza sulla medesima roccia di salvezza.